Gesù/Maria: i due volti di un Mistero Uno

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La teologia “razionalista” protestante ma anche cattolica –quella, per intenderci, che pretende di inglobare il Mistero Divino nella ristretta misura dei propri sillogismi- la disprezza, relegandola con sufficienza, se non con malcelata ironia, alla sfera della “pietà popolare”; il mondo new-age e neospiritualista, che pur si fa vanto di coltivare il “fascino del mistero”, generalmente la ignora in quanto figura troppo cattolica o, comunque, eccessivamente collegata alla devozione cristiana tradizionale. Eppure, agli occhi di chi realmente ama Sophia, la figura di Maria di Nazareth non può che apparire, in perfetta unione con quella del Figlio, nient’altro che come un abisso di Sapienza trascendente qualsiasi mentalismo, in quanto fonte di infinita contemplazione.   Non è un caso, pertanto, che il Mistero di Maria venga generalmente ignorato o banalizzato proprio in quegli ambienti dove la stessa figura di Gesù viene al contempo ricondotta, su di un piano orizzontale, a quella di un “filosofo” o maestro di morale, un “iniziato” fra molti altri o, tutt’al più, all’oggetto di una “fede” vaga e puramente soggettiva..

Al contrario, il Mistero di Maria è assolutamente congiunto a quello di Gesù, del quale rappresenta un aspetto non solo inseparabile ma anche irrinunciabile. Ed è solo contemplando questa Divina Endiade nella sua completezza che si può non certo comprendere –cosa umanamente impossibile- ma quantomeno apprezzare, e iniziare ad amare, quello che è, a tutti gli effetti, il più sbalorditivo evento spirituale mai accaduto.

Principio della Nuova Creazione spirituale.

Naturalmente, nulla si può intendere del Mistero di Maria, se non a partire dal Mistero della figura di Gesù, e senza comprendere come Gesù sia, prim’ancora che un maestro di etica o di spiritualità o il fondatore (o ispiratore) di alcune confessioni religiose storiche, un Mistero di Trasmutazione e di Grazia che trascende ogni categoria umana.

Un Mistero che i primi testimoni di tale evento, violentando la misura delle parole umane, espressero con elissi meravigliose ma razionalmente paradossali come “il Logos carne si fece”[1]; ovvero, riecheggiando con stupore le parole stesse del Maestro: “Io sono la via, la Verità e la Vita”[2]; “prima che Abramo fosse Io Sono”[3]; “quando sarò elevato attirerò tutto a me!”[4].

Un Gesù visto dunque come iniziatore non solo e non soltanto di una “chiesa” nel senso istituzionale del termine, ma anche e soprattutto come principio di una Nuova Umanità: “nuovo Adamo”[5] generato direttamente da Dio, principio di un’“apocalittica” trasmutazione, che inaugura “i tempi ultimi”[6] in attesa di “nuovi cieli e terra nuova”[7]. Un Adamo “sceso dal cielo” che ci dona “un corpo spirituale” al posto del “corpo psichico”[8] materializzato e decaduto eredità del vecchio Adamo.

E’ in quest’ottica, pertanto, che anche il Mistero della Mater, della Materia Prima in cui si compie quest’Opera di redenzione e trasmutazione, viene ad assumere un significato incalcolabile. Luogo eletto della Nuova Creazione che Cristo viene ad iniziare, Maria è infatti, secondo la sapiente simbologia dei Padri, “nuova Eva” e “nuovo Eden”: materia pura (questo il significato dell’Immacolata Concezione), dove il Nuovo Adamo germoglia “senza iniziativa umana”. Lungi dal costituire un orpello retorico, dunque, o peggio ancora il riflesso di un certo moralismo sessuofobico, la Verginità di Maria è al contrario la logica (in senso metafisico) necessità che presuppone e permette quell’opera divina di Nuova Creazione di cui Cristo è il principio. Gesù, il Cristo, il principio del nuovo “ciclo celeste” dell’umanità, infatti, non poteva in alcun modo essere generato “da volere di carne”[9], rappresentando Egli una cesura netta col mondo decaduto e corrotto del vecchio Adamo, che si perpetua di generazione in generazione. Anche la Materia Prima da cui genera il Cristo, pertanto, non è di questo mondo e non potrebbe esserlo, ma è …essere nuovo e realtà nuova.

Il Mistero nel nome di Maria.

Il Mistero di Gesù, pertanto, richiama necessariamente il Mistero di Maria: ed è vano e contraddittorio voler separare l’uno dall’altro. Un mistero che è, peraltro, sottilmente adombrato nel nome stesso di Mariam: un nome tanto diffuso nell’Israele biblico quanto provvidenzialmente ricchissimo di significati impliciti e simbolici. E in realtà, se molte sono le possibili interpretazioni del nome Maria (la cui stessa origine è incerta, se ebraica o egiziana), esse tuttavia appaiono tutt’altro che in contraddizione fra loro e persino, in qualche modo, misteriosamente complementari. Così, ad esempio, se si sposa la tesi dell’origine egizia, “esso deriverebbe da mri.t+iam, che significa amata da Jahvé[10]; ma anche in ambito semita, “l’aramaico Maràn (mara’) ha il significato di mia principessa, mia regina (…). Invece, dall’ebraico ra’a (vedere) è derivato con una certa probabilità il significato di veggente, Colei che vede, Colei che fa vedere (…)”[11].

E tuttavia, il significato al tempo stesso più nascosto ma più affascinante del nome Mariam, si manifesta probabilmente nella sua forma scritta ebraica: infatti, “Mariam in ebrai

co viene scritto MRIM, dal momento che le vocali vengono omesse (I e Y sono considerate semiconsonanti)”. Così, “la M (mem) è ideogramma della passività universale, della pura ricettività, simboleggiata nella cosmologia ebraica dall’acqua e dalle acque (…); lo I o Y (yod) è lo ierogramma dell’attività divina, il principio del

l’attività manifestata, e la R (resh) il dispiegamento di energia (…). Quindi il nome MaRIaM non è altro che una traduzione dell’atto creativo”[12].

Nel nome stesso di Maria, dunque, é prefigurato l’atto generativo della Nuova Creazione che, analogamente alla prima creazione in cui “lo Spirito di Dio aleggiava sulla acque”[13], simbolo femminile della “potenzialità universale”, soffia e genera le forme del cosmo. Un simbolo che tuttavia, proprio in quanto trascendente la sfera logico-discorsiva della nostra “ragione”, passerà sempre inosservato a chi ha come suo unico punto di riferimento la miope “sapienza secondo il mondo”.


[1] Gv 1,1-18

[2] Gv. 14, 1-6

[3] Gv. 8, 58

[4] Gv. 12, 32

[5] Rm 5,12-21

[6] Nella Lettera agli Ebrei si afferma esplicitamente che il Cristo ha già inaugurato, con la sua venuta, i Tempi Ultimi, ossia la Nuova Creazione: “…alla fine dei giorni (Dio) ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebrei 1,2)

[7] 2 Pt. 3, 13

[8] “Non vi fu prima il corpo spirituale (σῶμα πνευματικόν), ma quello psichico (σῶμα ψυχικόν)” (1Cor 15, 46). Il testo dimostra, peraltro, come i primi cristiani sostenessero la natura non del tutto “fisica” del corpo del “primo Adamo” (psichico, quindi “sottile”), a differenza delle “tuniche di pelle”, ovvero il corpo “materiale” assunto dall’Uomo dopo la Caduta (Gn. 3, 21)

[9] Gv. 1, 13

[10] C. Intini, Santa Maria del Graal, Torino 2002, p. 84

[11] G. Lauriola, L’amata da Dio, Assisi 1987, cit. in C. Intini, Santa Maria del Graal, cit., p. 85

[12] J. Hani, Il Rosario come via spirituale, in E. Ciampi (a cura di), Invito alla Tradizione Cristiana, Roma 2009, p. 67

[13] Gn. 1, 2

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1 commento

  1. Sono interpretazioni fantasiose di una figura storica estranea a quella mitologica della chiesa e a quella ugualmente mitologica dell’ esoterismo.

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