“La Fabbrica della Manipolazione. Come i poteri forti plasmano le nostre menti”. E’ in libreria!

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Enrica Perucchietti/Gianluca Marletta,

“LA FABBRICA DELLA MANIPOLAZIONE

Come i Poteri Forti plasmano le nostre menti”,

Ed. Arianna, Euro 9, 80

“Alla base della società contemporanea vi è l’utilizzo costante e scientifico di tecniche sempre più sofisticate di manipolazione per plagiare le menti e ottenere il consenso. 

Il controllo si presenta sotto forma di “mode” e tendenze culturali apparentemente spontanee, attraverso cui gli architetti del mondialismo plasmano la mentalità e il pensiero della masse.

Dai primi esperimenti di manipolazione mentale del dopoguerra alla “rivoluzione culturale” degli anni ’60; dalla “nuova morale sessuale” all’ideologia di genere; dalla nascita dell’arte contemporanea alla genesi delle rivoluzioni “democratiche” nei paesi dell’est europeo e del Medio Oriente; dal sorgere della “nuova spiritualità” allo sviluppo dei Fondamentalismi Religiosi, questo saggio ripercorre una “storia altra” dell’età contemporanea, tanto misconosciuta quanto inquietante”.

 

Capitoli e Paragrafi:

 Introduzione

Capitolo 1. Le mani sulla mente: Tecniche di manipolazione di Massa

–          Dalla suggestione mediatica al bi-pensiero

–          L’alienazione dello spettacolo secondo Debord

–          Il potere dell’immaginazione

–          Qualcuno volò sul nido del cuculo

–          Dal controllo mentale alla “shock economy”: le crisi economiche come occasione di manipolazione

–          Aldous Huxley a capo del progetto MK-ULTRA?

–          La mente alveare

Capitolo 2. Rivoluzioni culturali controllate

–          Femminismo e rivoluzione sessuale

–          La “bomba Kinsey”

–          Rivoluzione sessuale e denatalità

–          Ripensare l’(eugen)etica: Peter Singer

–          “Generazione di sconvolti”: quando i Poteri Forti fanno i pusher

–          Massoneria e CIA dietro le ricerche sulla DMT

–          Dalle droghe di strada agli psicofarmaci

–          Cui Prodest? Quali obbiettivi perseguono i manipolatori?

Capitolo 3. Né maschio, né femmina: dall’ideologia gender all’ermafrodito

–          Alta Finanza e Poteri Forti “tifano” gender

–          Alle origini dell’ideologia gender

–          Il caso di David-Brenda Reimer

–          Tecniche di Propaganda

–          La “neolingua” gender

–          Pedofilia: l’ultima frontiera?

–          Dalla “mistica violenza” sulla natura al sogno dell’ermafrodito

Capitolo 4. La fabbrica del Consenso: arte, musica, cinema e media

–          Flower Power e rock psichedelico

–          La teoria del “caos controllato”

–          Icona Gaga

–          Il ciclo dell’eroe

–          Psichiatria e musica: da Lou Reed a Lauryin Hill

–          Metropolis

–          Quando le star si mobilitano

–          I principio erano i messaggi subliminali

–          Poi venne la propaganda

–          Il quarto potere …della moda

–          E la CIA inventò l’arte contemporanea

–          Infine, la strumentalizzazione dei Servizi Segreti

Capitolo 5. Manipolazione sui banchi di scuola

–          Esercizio n.1: “La storia è una sciocchezza”

–          Esercizio n.2: “Ricorda che sei una scimmia”

–          Esercizio n.3: “Ripasso generale di politicamente corretto: dall’UE al gender”

Capitolo 6. Come distruggere le religioni

–          La crisi del Cattolicesimo

–          I Vangeli? Sono vecchi e “antisemiti”!

–          Cattolici da ONU: dal Regno di Dio al Nuovo Ordine Mondiale

–          La Russia ortodossa sfida l’Occidente mondialista

–          Parla l’avvocato che ha presenziato all’80% dei processi per “terrorismo islamico” in Italia

–          L’Emmanuel Goldstein del XXI secolo

–          Il nuovo Islam “made in USA”

–          La “spiritualità” del “mondo nuovo”

–          Se al posto di Dio metto gli extraterrestri: l’ultima religione?

Capitolo 7. L’ultimo uomo

–          L’evoluzione dell’Umanesimo

–          Cyberpunk a Hollywood: da Tron ad Avatar

–          Cyberpunk e tecno-paganesimo

–          Tutti connessi con un Tweet. Anche i Servizi…

–          “Sappiamo dove siete”. Parola di Google-Berg

–          Prometeus: il futuro è digitale

–          L’inventore di Java attacca il trans umanesimo

–          L’uomo è Dio

–          Il prezzo della “felicità”

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9 commenti

  1. Posto qui il mio commento anche se non è precisamente inerente al libro.Nel libro che lei ha scritto alla Perruchietti (Governo Globale) cita Ianaccone come studioso attendibile,però nel suo libro “Storia segreta” ecc,sugli illuminati di Baviera parla di pesudostoria quando si riferisce al fatto che la Rivoluzione Francese,non fu organizzata dalla massoneria,anche se è la tesi che voi sposate (sia chiaro io sono un “complottista”)ma vorrei mi chiarisse questo punto.Grazie

    • Gianluca Marletta on

      Salve,
      conosco bene Mario Arturo Iannaccone e posso dirle che, in linea di principio, condivide assolutamente le nostre posizioni. Se posso permettermi di interpretare il suo pensiero, io credo che Iannaccone intenda dire che un fenomeno come una rivoluzione non possa essere ricondotto alla prospettiva (infondo riduzionista) che tutto avvenga in base ad un “progetto” elaborato ab extra. Certamente, nella storia esistono piani e “complotti” (se vogliamo usare quest’espressione), ma che ogni singolo evento sia riconducibile a tali cause è decisamente azzardato affermarlo…

      • Sò che lei ha una formazione storica,per questo volevo inoltre chiederle coemmai gli storic in generale non scoprono questi lati occulti della storia,che voi evidenziate nei vostri libri e si ostinano a dire che sono leggende e basta,è forse quello che diceva Benjamin Franklin “gli storici non dicono quello che è accaduto ma quello che preferiscono credere”?Ame ha poi impressionato il fatto che vedendo un documentario “La doppia guerra” sia parli in maniera documentata di come Hitler ottenne prestiti e materie prime dai “nemici”

      • <>

        In parte, in quanto:
        Se interpretiamo la storia come una catena di anelli “metaforicamente parlando” seguenti una linea logica e conforme quanto uniforme, modificandone uno avremmo un effetto domino su tutto il resto non crede?

        Se raccontasse una storia vera modificandone un solo particolare è sicuro che il finale sarebbe il medesimo?

        Quando si parla di storia infatti si dovrebbe fare riferimento ad una situazione paradossalmente statica e “comprovabile” non dinamica e soggettiva che può cioè variare e assestarsi in base agli intenti o a chi la racconta.

  2. Io prima di postare e/o pubblicizzare libri (….) mi informerei quantomeno su chi ci possa essere dietro, domanda che sicuramente ed evidentemente lei non si è mai posto, buona vita.

  3. Spunti di riflessione

    Il dato di questa nostra epoca bastarda e’ che tutto non solo si sia annacquato, ma che si sia spostato orribilmente a destra. Tutto l’arco costituzional-istituzionale e quello che rimane dell’universo extraparlamentare, primi fra tutti gli anarchici che ragionano come dei liberali. Pertanto, ciò che prima era l’indicibile e l’esecrabile, oggi diventa il lecito e il consentito e l’auspicabile. Con tutte le conseguenze, ivi compreso lo sdoganamento e la celebrazione del nazifascismo. C’è chi invoca oggi un nuovo autoritarismo, di destra o di sinistra o di centro, poco importa purché sia. Purché arrivi un castigamatti che metta tutto a posto.
    Ma quanto di fascismo c’è nel neoliberismo e nei regimi che si susseguono? Tanto, vorrei dire tutto. Basta considerare le gesta degli ultimi governi. Oggi, per esempio, sparsi per l’Italia, ed anche altrove, abbiamo i nuovi campi di concentramento. Luoghi dove non si punisce un reato ma una condizione, quella del migrante. Come un giorno si perseguivano gli ebrei, gli scomodi, i diversi e gli oppositori. Questi lager li ha inaugurati la Sinistra, con la legge Turco-Napolitano, e’ bene non dimenticarlo.
    Il lavoro, cioè il vendere la propria opera ad un padrone, pubblico o privato che esso sia, in cambio di un salario, diviene privilegio e privilegio il diritto a vivere. Quella che chiamiamo sopravvivenza, e che avremmo voluto volgere in vera vita, sta tornando ad essere una condizione da ambire.
    E questa lenta agonia hanno pure il coraggio di chiamarla: democrazia…

  4. Il fascismo, quello di oggi

    di Elisabetta Teghil

    L’Europa si sta spostando a destra, l’Italia si sta spostando a destra, tutto il mondo così detto occidentale è percorso da questa trasformazione. E’ vero, ma perché?

    Le analisi che vanno per la maggiore ci dicono che le politiche dei governi che si sono succeduti in questi anni, principalmente socialdemocratici riformisti, cioè PD nella svariate accezioni che ha assunto via via e con gli annessi, connessi e collaterali al seguito, politiche di precarizzazione, di impoverimento generalizzato di vasti strati della popolazione, di tagli allo Stato sociale, hanno spinto alla guerra fra poveri e hanno dato spazio e agio ai fascisti, nelle loro varie sfumature, per potersi proporre come difensori di un’italianità da contrapporre ai migranti accusati di portare via il lavoro, di distruggere l’identità della popolazione, di essere violenti, sporchi e manovalanza di organizzazioni delinquenziali. Da sempre i fascisti, che non sono una scheggia impazzita all’interno di una società democratica, ma sono uno degli strumenti che la borghesia usa quando è in difficoltà, vengono sdoganati per affossare movimenti sociali e antagonisti. In questo modo i governi così detti “democratici” ottengono due obiettivi, sfiancare i tentativi di rivolta e porsi come elemento di equilibrio e saggezza politica di fronte al dilagare della violenza fra opposti estremismi. La melassa del “politicamente corretto” ha fatto sì, poi, che la sinistra in generale nel comune sentire sia stata accomunata e percepita come imbelle, ipocrita e lontana dai reali bisogni della popolazione oltre che artefice della situazione di disagio generalizzato e profondo in cui versa la stragrande maggioranza delle persone.

    La ragione vera è che la socialdemocrazia riformista, PD in testa, ha operato una trasformazione profonda del comune sentire. I principi fondanti del neoliberismo, di cui il PD con i suoi gregari è stato ed è il principale naturalizzatore, sono principi socio-economici-politici esplicitamente fascisti, ma sono stati veicolati attraverso linguaggi, segni, segnali, modalità, parole, atteggiamenti e strumenti tradizionalmente di sinistra. Questo ha fatto sì che alle persone non sia sembrato vero di potersi ammantare di una collocazione di sinistra, che ci sta sempre bene ed è un fantastico alibi, e assimilare, rimbalzare, fare propri, discorsi profondamente reazionari, perbenisti, forcaioli.

    Questa è stata la grande vittoria del neoliberismo, l’aver costruito un’egemonia culturale improntata ad un pensiero di destra profonda in cui dominano il culto della legalità, il darwinismo sociale, il razzismo, l’individualismo sfrenato, il culto dell’arrivismo e della meritocrazia, la deferenza per l’autorità e la gerarchia, la superiorità del mondo occidentale rispetto agli altri popoli propagandata dalle guerre “umanitarie” e che spinge all’odio razziale, usando gli strumenti e il lessico portati in dote dalla socialdemocrazia.

    Come dice Magua ne “L’ultimo dei Mohicani “è Capello Grigio la causa di tutto questo e Magua non avrà pace finché anche il seme di Capello Grigio non sarà morto”.

    Al di là delle belle parole e dei principi sbandierati, la popolazione italiana, ma non fa eccezione nel contesto occidentale, è informata e impregnata da valori e principi fascisti.

    Il fascismo è improntato a dei principi fondanti precisi e l’ideologia neoliberista, che si muove con modalità specifiche, applica concetti fascisti e nazisti nella maniera che le è più congeniale, dato che ha assunto l’armamentario lessicale e formale della socialdemocrazia. Tutto il bagaglio culturale della così detta sinistra viene assunto, rimasticato ed usato in un’aberrazione di società, quella che può essere definita dell’antirazzismo razzista, dell’antisessismo sessista, dell’antifascismo fascista.

    Prima di tutto il fascismo, come anche il nazismo, è caratterizzato dal governo diretto dei potentati economici. Questo comporta la riduzione e poi l’annullamento delle forme di mediazione politica che la forma borghese così detta “democratica” prevede: partiti, sindacati…le stesse camere parlamentari…che dovrebbero fare da filtro tra i cittadini e il potere e attraverso le quali con lo strumento del voto si dovrebbero poter definire sia gli assetti dello Stato, sia il tipo e la durata della delega politica.

    La progressiva scomparsa di queste strutture di mediazione avviene attraverso campagne di demonizzazione del fare politico, con la denuncia della corruzione e del lassismo che attraverserebbero le istituzioni, con lo spauracchio dell’impossibilità di governare, con lo sbandieramento dell’insicurezza sociale che risulterebbe da una mancanza di decisionismo e di fattibilità concreta. Viene, quindi, auspicata una semplificazione funzionale della struttura politica e l’accentramento del potere in poche mani, con un personaggio politico di riferimento che incarni lo Stato.

    E, infatti, è in atto, da diversi anni ormai, una demonizzazione del fare politico mediante concetti che pensavamo appartenessero ad un altro tempo e non certo ad una società che ha attraversato le lotte degli anni ’60 e ’70, concetti come “la politica è sporca”, “i partiti sono tutti uguali”, “sono tutti un magna-magna”, “non esistono più la destra e la sinistra”… e che sono, invece, passati nel comune sentire. Un susseguirsi di scandali e di ruberie, di spese fatte con le carte di credito istituzionali, di privilegi e di prebende, scoperte attraverso le intercettazioni telefoniche diventate strumento fondante di qualsiasi indagine o attraverso le denunce anonime, che spingono il cittadino/a a scagliarsi contro la “casta”. Ma tutto questo c’è sempre stato, solo che nessuno aveva interesse a tirarlo fuori o se qualche volta qualcosa veniva a galla, veniva subito insabbiato. Allora perché adesso? Perché in questo modo è stato possibile, con il consenso di tutti, sinistra antagonista compresa, togliere l’immunità parlamentare, un elemento chiave della democrazia parlamentare borghese (e non solo, dato che i tribuni della plebe appartengono a tutt’altro tempo) che tutela la minoranza, facendo dimenticare ai cittadini che sarà proprio chi si batte contro le ingiustizie, contro le differenze sociali… che non sarà eletto perché occupare una casa, attaccarsi abusivamente alla corrente e via discorrendo sono tutti reati penali e che, comunque, la possibilità di eliminare in questo modo un avversario apre ad un imbarbarimento profondo del fare politico.

    Poi, la società fascista è caratterizzata da una rigida collocazione di classe: la conflittualità fra le classi è demonizzata e/o taciuta, a seconda delle esigenze, perché ognuno nel posto che gli viene assegnato nel sociale, deve contribuire alla grandezza della così detta “patria” dove non esisterebbero più sfruttati e sfruttatori bensì persone che, ognuna nel suo ruolo, dovrebbero remare nella stessa direzione e, chiaramente, se qualcuno ha un posto di comando o è ricco, è perché o è più intelligente o è più capace.

    Ne deriva l’esaltazione del ruolo di comando, in tutti gli ambiti, una forte gerarchizzazione e ruolizzazione della società e della famiglia in cui i ruoli sessuati vengono fortemente ribaditi…mito della virilità, della madre, condanna dei comportamenti sessuali “anomali”…chiaramente ora questi assunti si sono modificati, c’è un continua attenzione strumentale alle donne, alle diversità sessuali, ma non sono cambiati nella sostanza, anzi sembrano tornati in auge gli aspetti più inquietanti degli anni ’50, il ritorno alla maternità, il Fertility Day, il rosa, le regine, le programmazioni TV per casalinghe disperate o per donne spremute come limoni da lavori al limite della sopportazione che sognano di diventare principesse. I conflitti sociali dovrebbero essere risolti con la “democraticità del confronto”, con la “civile convivenza”, con la “serena tolleranza delle posizioni altrui” e qualsiasi tentativo di ribellione allo stato di cose presenti viene privato così di dignità politica e trascinato nella sfera delinquenziale.

    Chi non rema nella direzione auspicata, non è portatore di una visione diversa, bensì un nemico. Il dissenso viene quindi affrontato in maniera poliziesca e il controllo sociale è serrato a tutti i livelli. I decreti Minniti sono solo l’ultimo atto di un lungo percorso che ha visto susseguirsi politiche securitarie, militarizzazione dei territori e persecuzione dei poveri e dei/delle migranti. Vengono coltivate ed esaltate nella società le caratteristiche peggiori dell’essere umano: servilismo, delazione, autocensura, controllo del vicino di casa e del collega di lavoro, autocontrollo comportamentale.

    La pretesa di controllare la vita di tutti e di tutte è la diretta conseguenza di un rigido codice che infantilizza la popolazione e spinge all’obbedienza senza critica, vale a dire che la legge, la legalità e quindi lo Stato sono depositari della morale e della verità.

    L’esaltazione di una nazione, di un territorio, di una gente che si deve sentire superiore, chiaramente spinge al razzismo che viene, infatti, teorizzato ed enfatizzato e fornisce lo strumento per garantire agli strati poveri e subalterni della società quella rivincita che altrimenti potrebbero cercare altrove.

    I soggetti “inferiori”, “sgraditi”, quelli fuori dalla norma vengono internati. I campi di internamento rispondono prima ancora che alla costrizione di soggetti politici dissidenti, al contenimento delle soggettività “anomale” o “inferiori” dal punto di vista razziale, sessuale, sociale…. E infatti la nostra società prevede i campi di internamento. Ora si chiamano CPR, ma si sono chiamati Cpt, Cie e sono stati istituiti dalla Legge Turco-Napolitano nel 1998 che ha introdotto il concetto di detenzione amministrativa per cui si è internati/e non per aver commesso un reato ma per una condizione. Ora sono destinati ai migranti irregolari, ma potranno essere usati per chiunque risulti non gradito al sistema.

    Il razzismo è un connotato saliente della società neoliberista. Come anche la guerra.

    In questo contesto la guerra, momento fondante dell’ideologia fascista, ridiventa scenario abituale. Nella sostanza la violenza diventa asse portante della risoluzione dei conflitti sul fronte interno nei rapporti fra cittadini e Stato e sul fronte esterno nei rapporti tra le Nazioni e con i popoli ritenuti inferiori e quindi colonizzabili, dove l’occidente dovrebbe esprimere la sua missione di esportatore di democrazia.

    E la socialdemocrazia riformista, nella migliore tradizione fascista, si pone come il partito del fare. E’ riuscita ad azzerare in poco tempo, con un efficientismo degno di miglior causa, lo stato sociale, a trasformare la scuola in un dispositivo fortemente gerarchizzato, autoritario, meritocratico dove la delazione e la denuncia regnano sovrane e dove, basta guardare agli ultimi avvenimenti in alcuni licei, vengono chiamati i carabinieri a ristabilire l‘ordine interno.

    Assistiamo ad un trascinamento evidente dallo Stato di diritto allo Stato etico, di nazista memoria, attuato attraverso il politicamente corretto. Il neoliberismo si arroga il diritto di normare ogni aspetto della nostra vita, compresi i più banali atti della vita quotidiana e, allo stesso tempo, la dedizione al neoliberismo dovrebbe occupare tutto il tempo del quotidiano. I servizi sociali hanno assunto connotati di tipo poliziesco. Le famiglie povere si vedono portar via i figli perché non sono in grado di mantenerli o perché hanno occupato una casa invece di accettare una vita sotto i ponti. Perfino il femminismo emancipazionista ha la pretesa di normare e di perseguire per legge i comportamenti. Perfino le donne hanno dimenticato chi le ha messe sul rogo.

    Combattere ed opporsi ora e qui al fascismo significa riconoscere prima di tutto qual è il fascismo di oggi, smascherare la socialdemocrazia riformista, smontare l’armamentario su cui si fonda la sua egemonia culturale, solo così possiamo pensare di contrastare la marea montante di una società che nei principi fascisti e nazisti, al di là delle belle parole e della prese di posizione formali, si riconosce.

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